Patrizio Mancin

Per accostarmi alle opere di pittura e scultura di Patrizio Mancin chiedo soccorso all’Immaginazione.I suoi lavori pittorici e scultorei evidenziano il ruolo dell’Immaginazione, a mio avviso ravvisabile sopratutto nel porsi in relazione con lo spazio.
Sulla superficie piana della tela in modo immaginifico, al confine dell’onirico simbolista senza immergervisi, tende a definire piani tendenzialmente scenografici, aprospettici, utilizzando frammentazioni – composizioni – addensamenti di colore e nelle figurazioni di corpi, modellazioni che reinterpretano gesti, posture e fisicità.
Agendo sulla materia prima dello scultore privilegiando il marmo (un bisogno di sentirsi inserito nei temi del Mito e della classicità?) agisce in due direzioni anch’esse immaginifiche: l’inserimento, talvolta, di oggetti (fibbie, collane, orecchini etc.) quasi a voler rendere presenti, all’occhio dell’oggi, che siamo appunto nell’oggi non nel prolungarsi, ormai esausto di stilemi alla O. Redon, o forse, ancor più di M. Rosso. Finito, non finito. Abbozzato, frantumato. Comunque Sempre “deformato” dall’Immaginazione.
L’Immaginazione che il poeta William Blake riteneva infinita ed eterna, al contrario della generazione. Mentre per Platone più che l’immaginazione può la noesis, l’intelletto.
La pittura e la scultura in Mancin dialogano; (è presente lo scultore quando dipinge ed anche in ruoli rovesciati) ricercano una loro via di sintonizzazione fra il sensibile ed il sovrasensibile.
Le opere dell’oggi alimentano fondate prefigurazioni di un fecondo percorso creativo.
Aprile 2014
Pierino Nervo